Solo 10 persone al mondo sanno preparare questa pasta tutta nuorese che sembra un’opera d’arte composta da 256 fili di Dio. Si cuoce nel brodo di pecora e viene condita col pecorino fresco primo sale.
Nella Sardegna dove le tradizioni si intrecciano con tutti gli aspetti della quotidianità, dove ogni cosa viene fatta con cura e soprattutto ogni azione riserva un significato molto più profondo. Anche preparare il cibo è una vera e propria arte antica e contemporanea.
“Filindeu” vuol dire “Fili di Dio”, sebbene le origini di questa tradizionale pasta siano andate perdute, ci si può immaginare perché le sia stato dato un nome così importante. Il Filindeu è una pasta preparata da un impasto a base di semola, acqua e sale, niente di più a dirla così, non fosse per il fatto che questa pasta consta di 256 fili sottilissimi, ottenuti mediante circa 5 ore di lavoro durante il quale l’impasto viene massaggiato, inumidito, tirato per 8 volte e poi steso su una base circolare, come se si trattasse della tessitura un meraviglioso arazzo. Alla fine di questo processo, fatto totalmente a mano, i fili vengono posti al sole sopra la base circolare e una volta seccati è possibile spezzarli in fasci e metterli da parte.
Questa pasta è prodotta soltanto per tre ristoranti in tutta la Sardegna e per festeggiare ogni anno la festa di San Francesco, durante la quale essa viene servita, in brodo di pecora con pecorino, ai pellegrini che hanno compiuto il pellegrinaggio che va da Nuoro a Lula per un totale di 33 Km. Oggi il Filindeu è Presidio Slow Food.