Suoni ancestrali, rumore di vento, voce di pastore, lamento di bestia. Il Canto a Tenore patrimonio Unesco è traccia in terra dell’origine dell’uomo e del suo rapporto con una natura tanto bella quanto dura.
Si dice che capire davvero un Canto a Tenore significa aver visto almeno una volta sorgere o tramontare il sole fra le montagne della Sardegna, aver toccato con mano le tradizioni e i luoghi di questa terra e, fra le altre cose, aver sentito almeno una volta i rumori delle pecore al pascolo, dei campanacci e della campagna.
Il Canto a Tenore è antico, si pensa sia una vestigia degli antenati nuragici che millenni fa hanno abitato la regione e con i suoi suoni ha catturato da sempre il cuore di chiunque lo ascoltasse. Quattro voci partecipano: basso, contralto, baritono e voce solista, corrispondenti in sardo ai ruoli di su bassu, sa mesu ‘oche, sa contra e sa ‘oche, che danno voce ai racconti della tradizione, a volte allegri altre malinconici facendo vibrare la voce con toni bassi, così da riprodurre suoni gutturali mentre la voce solista intona il canto.
Oggi questo canto corale è ancora largamente praticato nei territori sardi, specialmente nell’entroterra, dove in occasione di sagre e feste di paese è possibile assistere a queste bellissime esibizioni, ognuna diversa nelle note e nei testi a seconda della zona e tuttavia tutte coinvolgenti e ancora ricche di storia e magia